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Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia hanno appena bloccato i piani dell’Europa per ridurre le emissioni di gas serra a zero entro il 2050.

Il 20 giugno Polonia e Repubblica Ceca si sono infatti rifiutate di firmare un testo che impegnava tutti i paesi europei a prendere le misure necessarie per “assicurare una transizione verso una UE neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.” La data fissata nel documento, che secondo gli attivisti sarebbe ancora troppo vaga, sarebbe stata invece troppo specifica per i paesi in questione: stando a quanto riportato dal Guardian, il primo ministro della Repubblica Ceca Andrej Babiš ha chiesto “Perché dovremmo decidere con 31 anni di anticipo cosa succederà nel 2051?”. Successivamente, anche Ungheria ed Estonia si sono espresse a sfavore del testo.

Per neutralità climatica si intende il passaggio a un’economia in cui la produzione di CO2 legata alle attività umane è prevenuta o compensata completamente. In pratica, si favorisce largamente l’uso di risorse pulite e rinnovabili anziché quelle fossili come il carbone, compensando le emissioni restanti per esempio piantando alberi (che smaltiscono naturalmente la CO2). A settembre si terrà un summit per il clima delle Nazioni Unite, e per i sostenitori del 2050 l’obiettivo del testo era dimostrare di essere già sulla strada giusta. Ora la data è stata relegata in una nota a piè di pagina, dove si legge che “Per la maggior parte degli Stati membri, la neutralità climatica dovrà essere raggiunta entro il 2050.”
#viceitaly #inquinamento #climatechange #fridaysforfuture

Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia hanno appena bloccato i piani dell’Europa per ridurre le emissioni di gas serra a zero entro il 2050. Il 20 giugno Polonia e Repubblica Ceca si sono infatti rifiutate di firmare un testo che impegnava tutti i paesi europei a prendere le misure necessarie per “assicurare una transizione verso una UE neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.” La data fissata nel documento, che secondo gli attivisti sarebbe ancora troppo vaga, sarebbe stata invece troppo specifica per i paesi in questione: stando a quanto riportato dal Guardian, il primo ministro della Repubblica Ceca Andrej Babiš ha chiesto “Perché dovremmo decidere con 31 anni di anticipo cosa succederà nel 2051?”. Successivamente, anche Ungheria ed Estonia si sono espresse a sfavore del testo. Per neutralità climatica si intende il passaggio a un’economia in cui la produzione di CO2 legata alle attività umane è prevenuta o compensata completamente. In pratica, si favorisce largamente l’uso di risorse pulite e rinnovabili anziché quelle fossili come il carbone, compensando le emissioni restanti per esempio piantando alberi (che smaltiscono naturalmente la CO2). A settembre si terrà un summit per il clima delle Nazioni Unite, e per i sostenitori del 2050 l’obiettivo del testo era dimostrare di essere già sulla strada giusta. Ora la data è stata relegata in una nota a piè di pagina, dove si legge che “Per la maggior parte degli Stati membri, la neutralità climatica dovrà essere raggiunta entro il 2050.” #viceitaly #inquinamento #climatechange #fridaysforfuture

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